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normativa regionale

Page history last edited by Antonio Balderi 11 years, 10 months ago

DOCUMENTO PRELIMINARE DELLA PROPOSTA DI LEGGE

 

Titolo: Norme per la promozione dello sviluppo autosostenibile in Toscana.


1. Materia e oggetto della proposta


La presente proposta ha per oggetto la promozione dello sviluppo autosostenibile in
Toscana attraverso interventi che facilitano e consolidano il rapporto fra produttori e
consumatori che vivono ed operano in Toscana. Per “autosostenibile” quindi si intende uno
sviluppo che si basa sulla formazione di economie reali costruite da reti di attori locali,
democratiche e solidali, che mettono al centro dei propri scambi la persona umana e le
relazioni tra persone, in un’ottica di rispetto dell’ambiente e di utilizzo equo e sostenibile
delle risorse umane e materiali.


2. Obiettivi che si intendono perseguire con la proposta e necessità del ricorso
allo strumento legislativo


Obiettivo prioritario della legge è diffondere lo sviluppo autosostenibile, per favorire e
facilitare la nascita e la crescita di reti e distretti di economia solidale, in grado di
trasformare pratiche collettive e individuali in opportunità di sviluppo per la Regione
Toscana, secondo modalità flessibili e adattabili ai bisogni reali del territorio, espressi dalla
cittadinanza.
- La Rete di Economia Solidale è l'insieme di relazioni di economia e collaborazioni solidali
che esistono in un dato ambito territoriale o tematico: persone, associazioni, imprese,
produttori unite da principi e comportamenti condivisi, per il ben vivere della comunità.
(L’approccio del “ben vivere”, che è oggi tra i principi fondanti delle Costituzioni della
Bolivia e dell’Ecuador - “buen vivir”, o “sumak kawsay” in Quechua - promuove la vita ed il
bilanciamento fra esseri umani ed altri esseri viventi, ossia una vita in armonia con la
natura di cui la comunità ne è parte).
- Il Distretto di Economia Solidale è un laboratorio di progetti, azioni e scambi che si
configura come circuito economico a base locale che ha come scopo quello di ri - creare
filiere di produzione, distribuzione, consumo e riutilizzo di beni e servizi, per valorizzare le
risorse territoriali secondo criteri di equità sociale e sostenibilità, lavoro dignitoso e
benessere per tutti.
Considerato che la materia non è attualmente disciplinata in Toscana, l'intervento
normativo mira ad inquadrare in modo organico la realtà esistente senza snaturarne
l’evoluzione e cerca di dare una risposta ad alcuni problemi logistici ed informativi
manifestati dai soggetti che praticano lo sviluppo autosostenibile soprattutto nell’intento di
promuovere la qualità delle produzioni e la sicurezza per i consumatori.
A tale scopo gli interventi riguarderanno:


1. problemi logistici incontrati dai soggetti interessati allo sviluppo autosostenibile;


2. la comunicazione per raccordare in modo efficace le varie componenti del tessuto
sociale e produttivo coinvolti;


3. la garanzia partecipata per la valorizzazione degli scambi diretti fra produttori e
consumatori;


4. la partecipazione dei soggetti dello sviluppo autosostenibile alle scelte politiche;


5. la formazione dei soggetti interessati e l’informazione alla cittadinanza.


2.1 Problemi logistici


Lo scambio dei prodotti può avvenire:


a) nei locali commerciali dell’azienda o nei mercati
b) su aree o locali di stoccaggio provvisorio (per gli acquisti collettivi dei gruppi di acquisto)


a) I mercati contadini sono già disciplinati da una norma nel codice del commercio
regionale che prevede la riserva di posteggi nei mercati comunali (art. 38 l..r. 28/2005),
ed esiste inoltre la delibera di giunta regionale 335 del 2007 che approva il Progetto
regionale filiera corta - Rete regionale per la valorizzazione dei prodotti agricoli toscani.


b) I problemi relativi allo scambio di merce fra produttori e gruppi di acquisto riguardano
la disponibilità dei locali per lo stoccaggio provvisorio dei prodotti e la loro idoneità igienico
sanitaria. Questi aspetti finora non sono stati mai disciplinati. E’ necessario considerare
che, anche se l’acquisto collettivo non prevede ricarico e quindi non è soggetto alle
disposizioni fiscali in materia di commercio, esiste un problema di conservazione
temporanea del prodotto che può durare da alcune ore a qualche giorno. E’ interesse
pubblico che lo stoccaggio avvenga in locali idonei igienicamente e, laddove necessario,
venga garantita la catena del freddo (prodotti alimentari deperibili).


Si prevede quindi di introdurre nella legge regionale un sistema di incentivi per allestire
aree di stoccaggio idonee e attrezzate, compresi adeguati mezzi di trasporto se
l’organizzazione svolge la funzione di consegna a domicilio.


Contemporaneamente si prevede di agevolare la consegna di prodotti su aree pubbliche
messe a disposizione dagli enti locali.


2.2. Comunicazione.


La creazione di un sistema di comunicazione fra i soggetti dello sviluppo autosostenibile è
necessaria sia per facilitare gli scambi commerciali, sia per la crescita del sistema di
relazioni fra i soggetti interessati. Internet in questo senso può offrire l’opportunità di
sviluppare il sistema di comunicazione efficace e la Regione Toscana può essere il
soggetto che sviluppa e offre gli applicativi di gestione.


2.3. Garanzia partecipata


Nei rapporti diretti fra produttore e consumatore la qualità dei prodotti è dimostrata dalle
certificazioni di prodotto o di sistema di gestione, che tuttavia non tengono in
considerazione alcuni aspetti come ad esempio la qualità merceologica per i prodotti
agricoli che, nella vendita diretta, è sottoposta alla valutazione dell’acquirente.


I piccoli e piccolissimi produttori pur attenendosi ai disciplinari di produzione (certificazione
di prodotto) sono poi spesso privi del marchio per evitare di far gravare sul prodotto i costi
di certificazione. Molti inoltre ritengono che i prodotti di eccellenza non siano valorizzati
dalle certificazioni che tendono ad appiattire la qualità sui requisiti minimi necessari ad
ottenere l’idoneità all’acquisizione del “marchio”.


Su questi presupposti è nata la garanzia partecipata che è una forma di controllo
reciproco fra produttori di una certa zona realizzato in collaborazione con i consumatori.

La garanzia partecipata è in via di sperimentazione anche in Toscana da parte di alcune
organizzazioni, viene utilizzata in agricoltura ed è basata su disciplinari di produzione
biologica.


I disciplinari di produzione biologica sono norme (di origine comunitaria) che prevedono
requisiti specifici per ogni tipologia di prodotto ed il rispetto di tecniche produttive
rispettose dell’ambiente.


Tali norme però spesso mal si adattano alla certificazione di prodotti alimentari trasformati
(quando i vari ingredienti del prodotto finale hanno origine e modalità di produzione
diverse) o prodotti non alimentari.


Inoltre i disciplinari biologici richiedono la conoscenza della normativa e delle sue modalità
di gestione da parte di tutte le parti in causa, quindi anche i consumatori. Questo aspetto
rende difficoltosa sia l’applicazione della garanzia partecipata che l’educazione dei
consumatori. Uno degli insuccessi delle certificazioni è infatti derivato dalle scarse
informazioni che il marchio riesce a dare al consumatore, promuovendosi prevalentemente
come strumento di garanzia in cui il cittadino deve porre la propria fiducia piuttosto che
strumento di comunicazione fra produttore e consumatore, in grado cioè di dare risposte
al bisogno di conoscenza da parte del cittadino sull’origine dei componenti del prodotto e
sulle operazioni adottate realmente nelle fasi di produzione.


La Regione quindi, mutuando le esperienze in atto e tenendo conto delle problematiche
esistenti, può promuovere una forma di garanzia da parte dei produttori che dia evidenza
della reale qualità del prodotto, sia flessibile, e quindi applicabile alla totalità dei prodotti
(anche artigianali) e soprattutto sia economica e di facile comprensione per il
consumatore.


Un approccio possibile consiste nel far descrivere al produttore, sotto forma di
dichiarazione, le caratteristiche del prodotto e del processo produttivo in modo da mettere
in condizione il consumatore di conoscere la qualità reale del prodotto.


2.4. Partecipazione


Uno strumento importante per ottenere un feedback sull’efficacia della legge e per
garantire la partecipazione delle reti di economia solidale allo sviluppo delle politiche
regionali potrà essere costituito da una consulta regionale. Per questo si prevede che la
legge ne disciplini la composizione ed il funzionamento.


2.5. Formazione e informazione


Mentre l’informazione ai cittadini potrà essere promossa attraverso i canali istituzionali, la
legge dovrà prevedere attività di formazione rivolta alla creazione della figura “operatore
di reti solidali”. Naturalmente il percorso formativo non dovrà essere abilitante all’esercizio
di una professione ma volto a qualificare giovani per essere in grado di rispondere alle
esigenze di supporto e animazione necessarie alla nascita e crescita delle reti e distretti di
economia solidale.


3. Esigenze economiche o sociali che la proposta intende soddisfare e
destinatari dell'intervento.


3.1. Esigenze economiche e sociali


I piccoli e piccolissimi produttori rappresentano un presidio importante per le produzioni
tradizionali e di qualità e spesso il volume produttivo è insufficiente per affacciarsi ai canali
distributivi tradizionali.


Fra questi i produttori agricoli rappresentano anche un importante presidio territoriale per
il ruolo svolto a salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio.


Non è raro poi il contributo che organizzazioni informali di consumatori (Gruppi di
acquisto) possono avere nel salvataggio di aziende a rischio di chiusura (es. tessile e
calzature). Aziende spesso oggetto di concorrenza sleale da parte di competitors che
operano in altri Paesi non solo per il diverso trattamento riservato ai lavoratori, ma anche
per minori garanzie nei confronti dei consumatori sia per la qualità delle materie prime che
per i processi produttivi insalubri per l’uomo e per l’ambiente.


La vendita diretta, il mercato locale e la creazione di reti fra produttori e consumatori
rappresentano quindi nel loro insieme un valore importante per la salvaguardia del nostro
patrimonio ambientale e un importante tassello per lo sviluppo sostenibile della nostra
regione.


Creare occasioni più favorevoli di scambio economico e di sviluppo sociale, inoltre,
contribuisce ad aggirare e render meno perniciose le conseguenze che la crisi causa sia
nei confronti degli operatori del mercato toscano che dei cittadini.


3.2. Destinatari dell’intervento


I destinatari dell’intervento sono:

 

  • i consumatori, organizzati in modo formale o informale, e le loro associazioni;
  • le imprese di produzione locali che hanno rapporti diretti (filiera corta) con i consumatori e/o imprese che partecipano alla costituzione di reti e distretti di economia solidale  ispirandosi a principi etici e di ecosostenibilità;

 

Inoltre sono portatori di interesse allo sviluppo autosostenibile:

  • i risparmiatori e/o i finanziatori delle imprese suddette e i professionisti che seguono principi e criteri dello sviluppo autosostenibile;
  • i lavoratori delle imprese;
  • giovani generazioni in cerca di nuove opportunità;
  • le istituzioni che intendono favorire la nascita e la crescita di esperienze di sviluppo autosostenibile nel proprio territorio;
  • le associazioni, Ong, Onlus, gli enti di formazione, i centri di ricerca che hanno l’obiettivo  di promuovere e far crescere lo sviluppo autosostenibile.


3.3. Caratteristiche dei destinatari dell’intervento


Consumatori
E’ necessario tenere presente che i consumatori possono essere organizzati in due
modalità:

 

  • gruppi costituiti sotto forma di associazione;
  • gruppi non costituiti sotto forma di associazione.

 

 

I gruppi di acquisto non costituiti sotto forma di associazione rappresentano la
maggioranza di quelli esistenti in Toscana.
Una ulteriore distinzione può essere effettuata fra gruppi di acquisto (costituiti o meno in
associazione ai sensi del CC):


- Gruppi di Acquisto Solidali (GAS)
- Gruppi di Acquisto Popolari (GAP).


I GAS sono gruppi di persone che acquistano insieme, seguendo il principio della
solidarietà, che li porta a preferire produttori piccoli e locali, rispettosi dell'ambiente e delle
persone, con cui entrare in relazione diretta. Il concetto che sta alla base dei GAS è quello
di "filiera corta", cioè l'avvicinamento fra produttore e consumatore finale, sia in termini
geografici, privilegiando le aziende più vicine, sia in termini "funzionali", tagliando gli
intermediari quali i grossisti e i negozianti. Nel caso dei GAS la filiera è la più corta
possibile, infatti i consumatori si rivolgono direttamente ai produttori.


I GAP sono reti di cittadini che si uniscono e decidono l'acquisto collettivo di beni quali
generi alimentari secondo i principi di sovranità popolare, solidarietà e mutualismo.
I GAP devono la propria origine a movimenti politico/culturali, prediligono l’offerta locale,
sostenibile economicamente e ambientalmente, ma con l’obiettivo principale di realizzare
prezzi contenuti per la popolazione poggiando su filiera corta ,prodotti a Km zero e
concertazione del prezzo equo (giusto per produttore e consumatore).

 

I GAS a differenza dei GAP tendono a coinvolgere direttamente i propri aderenti nella
gestione delle attività (ogni aderente ha tendenzialmente un ruolo attivo nel gruppo) ed il
prezzo finale del prodotto deve rappresentare la giusta remunerazione per il produttore,
quindi non necessariamente rappresenta un limite all’acquisto del prodotto.

 

Imprese

 

Lo sviluppo autosostenibile sul lato dell’offerta fa riferimento prevalentemente ad imprese
locali agricole e artigiane di piccole dimensioni che hanno un rapporto diretto
(senza intermediari) con il consumatore e che si caratterizzano per la produzione e vendita
diretta di prodotti di origine locale ottenuti con sistemi di produzione tradizionali e
sostenibili.


Fanno parte del sistema anche le imprese del commercio equo e solidale e associazioni o
cooperative di produttori organizzati per la vendita online, su sede fissa (farmer market) o
itinerante (mercati). In molti casi sono ammesse organizzazioni commerciali con o senza
fini di lucro che si pongono come tramite fra produttore e consumatore (senza il ricorso
all’ingrosso) condividendone i principi. (Va ricordata in tal senso l’esperienza della
cooperativa Liberamente che gestisce un negozio di filiera corta con lo scopo di
reintrodurre nel mondo del lavoro persone affette da patologie neuropsichiatriche).


Gli artigiani anche con imprese di dimensioni medio grandi possono far parte del sistema
dell’altra economia (Distretti di economia solidale e Reti di economia solidale - DES e RES)
se ne condividono i principi e hanno un rapporto diretto con i consumatori. E’ necessario
quindi definire i criteri di accesso per gli imprenditori in modo da essere trasparenti nei
confronti dei consumatori. In questo senso può essere di ausilio la garanzia partecipata.

La Regione per favorire rapporti virtuosi fra imprese e consumatori basati sulla
sostenibilità, l’etica e la filiera corta può prevedere una premialità aggiuntiva nell’accesso
ai finanziamenti regionali e comunitari.


4. Indicare se l’oggetto della proposta è già disciplinato da fonti comunitarie,
leggi o regolamenti statali o leggi regionali, riportandone gli estremi

 

La Regione Toscana fino ad oggi ha realizzato interventi normativi e programmatici
focalizzati su alcuni aspetti che in qualche modo hanno a che fare con l’altra-economia e lo
sviluppo autosostenibile.


Sul lato dell’offerta con la legge regionale 37/2005 si è cercato di diffondere il mercato
equo e solidale; con la LR 31/94 è stata disciplinata l’agricoltura biologica e con la
Deliberazione di Giunta Regionale 335/2007 è stato dato avvio al progetto Filiera corta
rete regionale per la valorizzazione dei prodotti agricoli toscani.


E’ con la Lr 18/2006 che la Regione è intervenuta per la prima volta sul lato della domanda
promuovendo l’utilizzo di prodotti biologici tipici e tradizionali nelle mense pubbliche.
Tuttavia fino ad oggi la nostra Amministrazione non ha mai affrontato direttamente il tema
del consumo critico come strumento in mano ai cittadini in grado di incidere sull’offerta, e
conseguentemente condizionare la produzione, anche per sostenere la produzione locale
di qualità e nel contempo promuovere la pratica della sostenibilità economica, ambientale
e sociale dei consumi in modo diverso e più a misura d'uomo.


In questo contesto la Giunta Regionale può quindi partire dalle istanze che ci provengono
dalla società civile e fare riferimento alle opzioni politiche del Programma di Governo che
sono state tradotte all’interno del PRS sia nella priorità fondamentale n.3, favorire “un
maggior dinamismo imprenditoriale, culturale e sociale...nella salvaguardia del territorio
dell’ambiente e del paesaggio”, sia nel principio ispiratore 2. Promuovere uno sviluppo
sostenibile e rinnovabile. “principio che può rappresentare anche un volano per incentivare
forme di produzione e consumo più sostenibili, migliorando l’efficienza, favorendo la
riduzione dei consumi energetici e il riuso dei sottoprodotti, sviluppando le fonti
rinnovabili, per costruire nuove filiere tecnologiche e creare nuove opportunità
occupazionali”.

 

5. Indicare se la legge prevede un regolamento di attuazione o un piano


La legge necessita di un regolamento per disciplinare nel dettaglio:
• La rappresentanza legata alla partecipazione alle scelte politiche da parte dei DES e dei
   RES;
• La disciplina della garanzia partecipata;
• La concessione di contributi per la soluzione di problemi logistici legati allo scambio di
   beni;
• La definizione e attuazione di un sistema di monitoraggio;
• La disciplina dei rapporti fra i soggetti dello sviluppo autosostenibile e gli enti locali;
• L’attività di formazione, informazione e comunicazione.

La programmazione degli interventi è importante per attivare un meccanismo virtuoso nel
tempo, e coordinare le attività realizzate direttamente dalla Regione con quelle dei
destinatari, per questo è necessario ricorrere ad un piano pluriennale.


6. Indicare se la proposta produce effetti finanziari sul bilancio regionale (solo
effetti di spesa, solo effetti sulle entrate o entrambe le fattispecie), ed in
particolare se gli effetti sul bilancio regionale hanno carattere una-tantum o

ricorrente e se le eventuali spese hanno natura corrente o di investimento.

 

Per le finalità suddette è da prevedere una spesa (in conto capitale) per la concessione di
contributi atti a risolvere i problemi logistici (allestimento locali, acquisto mezzi e
attrezzature).
Per la realizzazione di corsi di formazione (per la creazione di figure quali gli ”Animatori di
reti solidali”, già sperimentate in altre parti d’Italia come Lombardia e Emilia Romagna) si
prevede di attingere ai fondi comunitari del FSE, mentre la comunicazione e l’informazione
saranno supportate con risorse umane e strumentali interne all’amministrazione regionale
sotto forma di servizio offerto alla diffusione dello sviluppo autosostenibile.


7. Indicare la quantificazione di massima delle spese (e/o eventualmente delle
entrate) connesse all'attuazione della legge, nonché le ipotizzate fonti di
copertura degli oneri connessi alla proposta di legge.


Si ritiene che, almeno in una fase iniziale (primi tre anni) di applicazione della legge, sia
necessario uno stanziamento di € 150.000,00 (centocinquantamila) per anno ( quale
spesa d'investimento). Deve essere creato un nuovo capitolo per l’UPB 1,1,12 (Interventi
per la tutela dei consumatori – spese in c/capitale). Considerata la specificità
dell’argomento e la logica attribuzione di risorse dedicate per l’attuazione della presente
proposta di legge, i fondi stanziati con il Piano di indirizzo per la tutela dei consumatori
non possono essere stornati per il finanziamento degli interventi ivi previsti, le risorse
dovranno pertanto essere reperite nell’ambito del bilancio regionale.
La realizzazione dei corsi di formazione è invece vincolata alla possibilità di utilizzare fondi
comunitari FSE.
La comunicazione e l’informazione non comportano ulteriori spese perché realizzate
esclusivamente con risorse umane e strumentali già esistenti all’interno
dell’amministrazione.


8. Indicare se la proposta ha un impatto sotto il profilo organizzativo e
procedurale, se prevede il coinvolgimento nella sua attuazione di soggetti
istituzionali e/o strutture amministrative esistenti o se prevede l'istituzione di
nuove procedure o nuove strutture


Non si prevede l’istituzione di nuove strutture ad hoc all’interno della Regione mentre è
necessario il coinvolgimento degli Enti Locali (comuni) nell’attuazione della legge
soprattutto in relazione alla soluzione dei problemi logistici. Per l’attuazione delle
competenze in materia di comunicazione e informazione si prevede la costituzione di un
gruppo di lavoro interno all’Amministrazione volto alla realizzazione delle attività
necessarie al raggiungimento degli obiettivi.

La partecipazione e la concessione dei contributi possono essere gestiti, allo stato attuale,
riorganizzando la struttura competente.
Per la gestione della garanzia partecipata è necessario il potenziamento della struttura
mediante personale tecnico in possesso di specifiche professionalità, da destinarsi alle
attività previste oppure attivando una specifica collaborazione con altri settori che
possiedono già le competenze richieste in una logica di ottimizzazione delle risorse
regionali.


9. Indicare se la proposta ha un impatto sui temi dell’amministrazione
elettronica e digitale o se prevede l'istituzione di un sistema informativo o di un
servizio di innovazione tecnologica, anche attraverso la condivisione di
strumenti informatici o di basamenti informativi quali banche dati,
cooperazione applicativa, ecc.


La partecipazione della P.A. alla nascita e allo sviluppo della conoscenza in materia di
risorse ecosostenibili e autosostenibili, non può in nessun caso prescindere dall'utilizzo di
strumentazioni che, se da un lato accelerano la crescita individuale degli attori, dall'altro
produce un effetto di diffusione capillare altrimenti non ottenibile.
Un modello “social network based” è idoneo per il conseguimento degli obiettivi. Al
suddetto modello devono potersi agganciare risorse diffuse sul territorio come le
applicazioni “mobile” per smartphone, peraltro molto utilizzate dai giovani.
Non ultima è utile la creazione e la diffusione libera e pubblica di banche dati dei soggetti
dello sviluppo autosostenibile e delle iniziative pubbliche e private che si ispirano ai principi
della proposta di legge. A tal fine è utile sviluppare azioni che valorizzino le informazioni e i
dati in possesso per realizzare nuovi servizi a beneficio dei soggetti coinvolti dalla proposta
di legge attraverso lo sviluppo di open data.
Le azioni relative ad un modello “social network based” così come quelle relative alle
banche dati e agli open data si svilupperanno all'interno ed in coerenza con la relativa
programmazione regionale in materia di promozione e sviluppo dell'amministrazione
elettronica e della società dell'informazione e della conoscenza nel sistema regionale 2012-
2015


10. Indicare il mese nel quale si intende iscrivere la proposta all’ordine del
giorno del CTD


Maggio 2012.

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