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Page history last edited by Antonio Balderi 12 years, 6 months ago

LA FACILITAZIONE DEI PROCESSI DECISIONALI PARTECIPATIVI E ORIENTATI AL CONSENSO

(di Roberto Tecchio)

 

La facilitazione inerente i processi decisionali partecipativi e orientati al consenso (F.) riguarda una serie di comportamenti, strumenti e tecniche che hanno lo scopo di aiutare un gruppo a prendere delle decisioni, o anche semplicemente a consultarsi, in modo costruttivo, cioè efficace sul piano dei contenuti, soddisfacente sul piano delle relazioni, coerente con i valori e le finalità del gruppo.

 

La F., per funzionare, non può mai essere imposta; deve invece essere richiesta dal gruppo o come minimo accettata da tutti i suoi membri. Pertanto la F. è un intervento che deve essere sempre esplicitato e chiaramente presentato nelle sue regole e funzioni. La F. informale, attuata cioè spontaneamente e implicitamente da alcuni membri di un gruppo, va evitata (perché produce, soprattutto a lungo andare, effetti negativi e controproducenti), o meglio, andrebbe resa esplicita e quindi valorizzata.

 

La F. in genere è attuata da una precisa figura, il facilitatore (f.). A volte, nei gruppi che hanno esperienza, può essere anche attuata contemporaneamente, e secondo una prestabilita dinamica, da diversi membri interni al gruppo, o anche da tutti i membri.

 

La F. può essere “interna” o “esterna”: è “interna” quando il f. è un membro del gruppo; è “esterna” quando il f. non fa parte del gruppo.

 

La F. deve tener conto di tre dimensioni: quella contenutistica, quella procedurale e quella socioaffettiva.

Le tre dimensioni sono interagenti e inscindibili; tuttavia vi sono interventi più centrati sull’una che sulle altre. Esemplificando:

  • contenutistica: il f. interviene per verificare se le idee espresse da un membro sono state comprese dal resto del gruppo; riformula o sintetizza su cartellone le proposte espresse;

  • procedurale: richiama il gruppo ai tempi e alle fasi prestabiliti della discussione; verifica il consenso su una proposta; richiama il gruppo alle priorità e agli impegni predefiniti;

  • socioaffettiva: rileva e aiuta a gestire le tensioni fisiche ed emozionali (conflitti); propone strumenti per ricostruire e rafforzare il clima di fiducia, l’attenzione, la cooperazione.

 

COSA FA UN FACILITATORE

  • introduce l’incontro, l’ordine del giorno o agenda,

  • cura che tutti abbiano le informazioni necessarie inerenti i temi dell’agenda

  • propone e gestisce i tempi di discussione e le varie fasi di lavoro, usando in proposito gli strumenti secondo lei/lui più adatti

  • non interviene mai nel merito dei contenuti (le opinioni e le proposte), ma solo sulla dinamica dell’ascolto e della comunicazione: aiuta il gruppo a trovare le proprie soluzioni senza portare o forzare verso le soluzioni che lei/lui riterrebbe più valide.

 

Un gruppo che vuole lavorare efficacemente per produrre proposte chiare e condivise, senza facilitatore, può tentare di passare da una improvvisata autogestione a una autofacilitazione più o meno strutturata. Il passaggio può avvenire seguendo alcune semplici indicazioni, minime, ma già notevolmente efficaci per accrescere la capacità di autogestione efficace del lavoro di gruppo:

  • ogni membro del gruppo s’impegna a rispettare alcune regole fondamentali condivise (vedi per es. la ‘Tavola dei diritti’ riportata nella scheda sul metodo del consenso);

  • chi vuole individua e autorizza un membro del gruppo a intervenire su di lui per aiutarlo a rispettare tali regole in caso di difficoltà; o altrimenti ogni membro può intervenire di conseguenza (facendo attenzione a come lo fa); se si riesce ad individuare un solo membro che lo fa, sarebbe bene che questo avvenisse a rotazione con altri membri, nella stessa riunione o in riunioni successive.

  • chi è maggiormente consapevole dei propri limiti e ne riconosce l’effetto negativo sul lavoro di gruppo (tende a parlare troppo, tende a chiudersi/ritirarsi in situazioni di tensione, tende ad aggredire/giudicare/criticare le persone e non gli argomenti, ha forti scatti di collera, ecc) potrebbe preventivamente chiedere aiuto al gruppo e accordarsi sul tipo d’intervento che potrebbe aiutarlo in quelle situazioni.

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